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Mettersi in ascolto.
Il cinema di Tatiana Huezo

Nata in El Salvador e cresciuta in Messico, Tatiana Huezo esplora con grande delicatezza di sguardo l'anima profonda del proprio paese, scosso da una guerra violenta e dolorosa. Si muove tra il documentario e la finzione, attraversandone i confini per mettersi in ascolto di fronte al reale. La dimensione sonora è il terreno privilegiato in cui si genera il gesto filmico della cineasta, diventando un luogo di intimità, di confessione, di fiducia. È un luogo in cui la violenza può essere evocata, esorcizzata, denunciata, e in cui la dimensione individuale e quella collettiva possono coesistere.

È da questa premessa che nascono El lugar más pequeño (2011), opera prima in cui Huezo torna in un piccolo villaggio nel suo paese d'origine, in una comunità che si ricostituisce dieci anni dopo la guerra civile, e Tempestad (2016), tormentato road movie che attraversa il Messico dominato dal traffico di esseri umani. Di fianco ai traumi e ai rimossi del proprio paese, ci sono le comunità che resistono. Nell'esordio di finzione Noche de fuego (2021), così come nell'ultimo El Eco (2023), premiato come miglior documentario alla Berlinale, lo sguardo si sofferma sulle giovani ragazze in formazione e sulle comunità di donne resistenti, in cui le figure femminili tessono nuovi rapporti sullo sfondo della guerra dei cartelli criminali.

Il Festival dei Popoli rende omaggio a una delle voci più importanti del panorama contemporaneo, capace di unire il lirismo con la crudezza della denuncia, dando forma a un universo cinematografico animato da un profondo senso di resistenza.

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