Leviathan
Francia, Regno Unito, USA, 2012, 85′
Girato nelle stesse acque solcate dalla baleniera Pequod all’inseguimento di Moby Dick nel romanzo di Melville, Leviathan è frutto del progetto radicale del Sensory Ethnography Lab, un film che cattura lo scontro collaborativo tra uomo, natura e macchina. Il testimoniare della pratica ittica avviene ad opera di Go Pro che conducono in modo vertiginoso dagli abissi del mare alla cima dell’imbarcazione, decentralizzando lo sguardo, non più umano, per immergere lo spettatore in una natura mastodontica, indomabile e sublime.
Leviathan è un’opera che non finge la tridimensionalità ma la trova nella frenesia vorticante delle riprese, solo apparentemente in balia delle forze naturali. Nel rifuggire ogni categorizzazione, Castaing-Taylor e Paravel inseguono una concezione dell’immagine capace di rifuggire qualunque rapporto tradizionale con la rappresentazione, il tempo e lo spazio.
Il ritratto cosmico, potente e oscuro di una delle sfide più antiche dell’umanità, ci dice anche di una parabola ambientale in cui il mare minaccia di vendicarsi dell’umanità e a cui dovremmo prestare ascolto, oggi più che mai.